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venerdì 2 dicembre 2022

I quiz radiofonici, Don Mario e i suoi eredi

In principio fu Radio Monte Ilici. Nella meravigliosa epoca delle radio libere, quando per trasmettere "bastava" piantare un'antenna e cominciare a parlare a un microfono, in un paesino come il nostro nacque una piccola realtà mediatica che irradiava musica e parole, rendendo anche un servizio alla comunità con informazione locale e intrattenimento.

Poi fu la volta di Radio Stereo Time, figlia dell'entusiastica iniziativa di Sebastiano - per tutti i muntagnari Bastianu - che insieme ad alcuni coetanei (con i quali condivideva la stessa positiva "follia"), ad un certo punto, ebbe l'idea di creare un'alternativa più giovanile alla Radio Monte Ilici di quegli anni. Il nome scelto, in inglese, in effetti mise subito in chiaro le intenzioni dei nostri prodi.

Così, per un po' di anni, ci trovammo in casa ben due stazioni radiofoniche, in amichevole concorrenza fra di loro, che rappresentavano un meraviglioso passatempo e un mezzo di espressione per quei ragazzi che giocavano a fare i dee-jay. Certo, i risultati a volte erano di un livello che definire "dilettantistico" sarebbe un eufemismo. Per esempio, da quell'esperienza sono state consegnate alla storia frasi come "e ci abbiamo ascoltato questo brano di...". Ma era bello lo stesso. O, forse, era bello proprio per questo.

Con il lancio di Radio Stereo Time, l'offerta di programmi di intrattenimento per i muntagnari e per gli abitanti delle altre zone coperte dal segnale raddoppiava. Spesso si trattava di repliche infinite della stessa formula, è vero. Ma la gente adorava telefonare in radio per richiedere le proprie canzoni preferite (selezionandole come si faceva mettendo una monetina nel juke-box, in pratica) e affidare all'improvvisato speaker di turno il compito di leggere la dedica per la fidanzata, la mamma o gli amici. Mica potevi chiamare RDS o Radio Dee-Jay per chiedergli di mettere l'ultimo pezzo di Scialpi o dei Duran Duran e dedicarlo "da panna per fragola con amore. Ci vediamo alle sei al solito posto". Se il povero paesano - che voleva solo esprimere i propri sentimenti nei confronti della sua ragazza usando lo stratagemma dei nomi in codice per evitare che il padre di lei lo scoprisse e gli spaccasse la schiena - lo avesse fatto, come minimo quelli all'altro capo del telefono avrebbero chiamato i carabinieri o la neuro. Nelle radio libere di paese, invece, no. Era tutto più intimo, quasi familiare. Ed è normale affidare a un familiare la consegna di un messaggio d'affetto.

Un'altra specialità della casa erano i giochi a premi, comunemente chiamati quiz radiofonici. Sulla scia del successo decennale di quelli televisivi, nel corso degli anni sia Monte Ilici che Stereo Time ne proposero svariati.

Nella radio di Bastianu, il Mike Bongiorno locale all'inizio fu Don Mariu du bar. Il noto pasticciere del paese, oltre ad essere un maestro dei dolci, aveva anche il coraggio e la capacità di disimpegnarsi con cuffie e microfono. Talvolta sgrammaticato, magari, ma comunque sempre padrone della situazione. Disinvolto nell'interagire con gli ascoltatori che chiamavano per provare a risolvere i rompicapo che il conduttore proponeva durante il programma e vincere così uno dei premi in palio. Fra una telefonata e l'altra, poi, Don Mario lanciava anche qualche pezzo di liscio molto apprezzato dagli ascoltatori di una certa età, fedeli seguaci della trasmissione. Ma la musica non inganni. Ad ascoltare Don Mario c'erano anche ragazzi e bambini. Potremmo dire che il suo era un programma per famiglie. 

Certo, a volte qualche giovinastro si divertiva a fare uno scherzo al conduttore ma l'ira funesta di quest'ultimo si abbatteva su di lui. Come quella sera in cui un fantomatico concorrente, per fare lo spiritoso, rispose che l'oggetto misterioso da indovinare era "u ***** chi ti norba". Bastarono due parole di Don Mariu pronunciate con un tono leggermente più alto perché quello staccasse immediatamente il telefono e andasse a nascondersi sperando di non essere stato riconosciuto. D'altro canto, quando il barista del paese si arrabbiava, bastava un suo urlo da dentro il bar perché la gente sotto l'albero si ammutolisse e gli uccelli sui rami smettessero di cinguettare. 

Un altro momento magico del quiz di Don Mario fu la chiamata di quell'ascoltatore che tentò di indovinare l'animale misterioso. Il presentatore volle dargli un aiutino e gli rivelò la prima lettera: "fai bene attenzione: l'animale comincia con la P". Il concorrente a casa ci pensò su qualche secondo e poi - forse un po' dubbioso, sì, ma che diamine, bisogna buttarsi per tentare la fortuna! - concluse: "Ma chi è per casu, u Popotimu??".

Anni dopo, nel 1994, quando il barista si era ritirato ormai da un pezzo dalla carriera radiofonica, toccò a una squadra di ragazzi provare a far rivivere i fasti del gioco a premi. Impresa ardua che ebbe un discreto successo pur non arrivando a eguagliare i risultati di pubblico dell'originale. D'altro canto, il tentativo di emulazione venne affidato a ben sei elementi, che conducevano tutti insieme creando, a tratti, anche una discreta confusione. E già questo ci fornisce un dato oggettivo: per fare un Don Mario ci volevano almeno sei picciotti moderni.

Inoltre, il revival del gioco a premi venne proposto solo nel periodo di Natale come appuntamento speciale. Inutile dire che anche questa trasmissione si rivelò una miniera di perle indelebili. Il momento più alto venne probabilmente raggiunto con la bocciatura da parte di uno degli speaker di una risposta assolutamente corretta fornita da un concorrente. Il gioco verteva su domande di cultura generale in stile Trivial Pursuit. Vabbè, non prendiamoci in giro: per fare le domande i conduttori usavano proprio le carte del Trivial Pursuit. Com'è noto, i quesiti si basavano su varie categorie: scienze, storia, sport, ecc. Bene, se pensate che il presentatore che fa domande di cultura generale debba essere almeno minimamente ferrato in cultura generale, sappiate che date le cose troppo per scontato.
Ad un certo punto, infatti, arrivò la chiamata di Massimiliano da Montagnareale (ricordatevi che il segnale arrivava anche fuori dal paese) Uno dei magnifici sei, lasciato un po' in disparte durante le ultime telefonate, si era prenotato poco prima per interagire col seguente ascoltatore. E quindi: "Ciao Massimiliano, che categoria scegli per giocare?". Quello scelse storia. "Bene, mi sai dire chi era il Presidente della Repubblica nel 1982? Pensaci bene...". E quello, senza perdere un secondo di più, rispose sicuro che era Sandro Pertini. Tutto bene, direte voi. Adesso gli dice che ha indovinato e che ha vinto un premio. Ma voi date le cose troppo per scontato, come detto.
Si dà il caso che il conduttore in questione avesse il vizio di tenere in mano non solo la carta della disciplina scelta ma anche tutte le altre. Se poi ci mettiamo anche che aveva qualche lacuna in storia (fra le altre materie), potrete facilmente immaginare cosa avvenne dopo.
Nella concitazione del momento, la carta con le domande di sport si era fatalmente sovrapposta a quella di storia: "Nooooo, purtroppo hai sbagliato! Peccato! La risposta esatta era Sandro Mazzola!". Nello studio e a casa di Massimiliano scese il gelo. Per qualche interminabile secondo nessuno parlò. Subito dopo, come se si fossero ridestati all'unisono dall'ibernazione, gli altri cinque cominciarono a gesticolare sperando che il collega capisse l'errore e si correggesse. Ma il novello Gerry Scotti (o Piero Angela, se volete) si limitava a guardarli con un gigantesco punto interrogativo stampato in faccia. Alla fine, uno degli altri conduttori si riprese dallo shock e provò a millantare, emettendo una risatina nervosa, una poco credibile burla ai danni dell'ascoltatore, proclamandolo vincitore prima di lanciare in fretta e furia la pubblicità. 

Scherzi della diretta, direbbe qualcuno. Per fortuna ci pensò la mamma di Bastianu, la signora Anna, a premiare le fatiche dei nostri. La sera dopo l'ultima puntata, andata in onda un paio di giorni prima di Natale, sfoderando la proverbiale ospitalità delle mamme della sua generazione, invitò tutto lo staff a casa a mangiare pasticcini e brindare per celebrare un'esperienza dai risvolti spesso comici, sì, ma in cui ognuno metteva il cuore.