Poi - per carità - non sempre il risultato era farsesco. C'era anche chi, nel suo piccolo, aveva "voce" e sapeva disimpegnarsi abbastanza bene quando c'era da presentare dischi e cantanti in diretta.
Cioè, per capirci meglio: negli anni Novanta, in un paesino di appena un migliaio di anime, c'erano ben due emittenti locali. Stupefacente.
Io e Sebastiano eravamo vicini di casa e, soprattutto, siamo sempre stati come di famiglia. La sede della radio era proprio sotto casa sua. Dentro, lo spazio era piccolino: ci entravano a stento due piatti per i dischi, il microfono e una sedia girevole e poi qualche scaffale per i vinili. Ma non avevo mai visto niente del genere e a me sembrava un'astronave. Sin dall'apertura dell'emittente, quando ero ancora un bambino, Sebastiano mi aveva sempre permesso di stare lì a guardare lui e gli altri ragazzi che trasmettevano, a patto che me ne stessi buono e non disturbassi. E lì dentro ci passavo le ore. Guardavo e riguardavo le copertine dei dischi, uno per uno. Osservavo i ragazzi che preparavano sul piatto la prossima canzone (a volte azzardavo anche delle richieste, soprattutto canzoni degli Europe), poi si mettevano la cuffia, alzavano il cursore e cominciavano a parlare. Ero letteralmente rapito dalla magia della radio.
Qualche anno dopo, ormai adolescente, forse perché nel frattempo ero diventato parte dell'arredamento, Bastianu mi diede la mia chance. Dopo tanto osservare, avendo imparato a memoria il funzionamento del mixer, avrei potuto perfettamente occuparmi di fare una "selezione musicale". In sostanza, chi non sapeva o non voleva o non poteva - quest'ultimo era il mio caso - parlare al microfono, passava solo i dischi e ogni tanto diceva "state ascoltando Radio Stereo Time sui 95.4 e i 97.7 in FM". Ero in estasi. La mia prima "selezione musicale" durò oltre tre ore: un brano dopo l'altro misi sul piatto tutto ciò che mi piaceva di più. E chi si scollava da quella postazione tanto agognata!
In seguito arrivò anche la "promozione": i miei
"state ascoltando..." dovevano aver fatto presa sul pubblico perché chiesi e ottenni di poter condurre un programma musicale tutto mio, con tanto di presentazione delle canzoni e tutto il resto. All'inizio, a dire il vero, si trattò di una co-conduzione con il più esperto Nino, uno dei
disk-jockey più quotati dell'intero paese (no, non Paese nel senso di Italia, paese proprio nel senso del nostro paesino). Da lì, il passo a programmi di approfondimento sportivo - approfondimento: si fa per dire - fu breve. Il sabato o la domenica pomeriggio con Giovanni e le sue statistiche scritte a penna su un quaderno di scuola, durante la settimana con Francesco in studio e Luca inviato a seguire le partite di coppa in collegamento (da casa sua). Ah, la creatività e gli amici nelle radio libere non mancavano mai!
Oltre al posto dove
fare il programma - come si diceva allora quando si trasmetteva in diretta -, Radio Stereo Time era anche una grande fonte di dischi e Sebastiano, bontà sua, mi permetteva pure di registrare le mie cassettine con le novità che arrivavano periodicamente.
Le compilation erano il mio forte. La musica rock la mia fissazione adolescenziale (che non si è mai sopita, in realtà).
Un giorno, al mare, parlando di dischi e gruppi con Nunzio, ci venne un'illuminazione! Avremmo creato una serie di raccolte, rigorosamente registrate in cassetta, selezionando pezzi rock da altri nastri (molti) e cd (pochi) in nostro possesso e dai vinili che Sebastiano mi lasciava registrare in radio. L'idea c'era. Ora serviva un nome, un
brand con cui marchiare le nostre collezioni.
Ci pensammo su per un po' e poi Nunzio, riferendosi al contenuto, fece:
"ci mittemmu musica a mazziari" (tradotto, per il resto d'Italia: in codeste musicassette inseriremo musica molto potente). Bingo! Gli risposi:
"giustu, musica pi sbattiri a testa 'nto muru!" (giusto, musica talmente bella che, ogni volta che l'ascolteremo, ci provocherà accese emozioni!, ndr). E infine, mettendoci quell'inglesismo che fa sempre figo, conclusi:
"chiamiamola Hit The Head Wall Wall compilation", che è più o meno la "traduzione" letterale del siciliano
sbatti a testa mura mura (colpisci ripetutamente la parete con il capo, ndr).
Ora, dovete sapere che Nunzio è probabilmente uno dei più puntigliosi ed instancabili collezionisti dell'universo. Collezioni di musica, film, riviste, album: l'importante è che si raggiunga sempre la perfezione. Per esempio, se dopo aver registrato un film in vhs, riguardandolo, si accorgeva di una impercettibile (all'occhio umano ma non al suo!) riga in una frazione di secondo del video, l'operazione era automaticamente da ripetere, anche più volte, se necessario.
Pertanto, sin dall'inizio ero consapevole che selezionare i brani da includere nel nostro progetto sarebbe stato un duro lavoro, ma accettai la sfida.
Passammo l'intera estate del 1994 ad analizzare, valutare, soppesare, ascoltare, calcolare. Se pensavate che fare una cassetta fosse più semplice, è chiaro che non avete mai conosciuto Nunzio. In spiaggia, al pomeriggio, facevamo il punto sui nostri progressi: quel pezzo va bene, quello no, quel gruppo sì, quell'altro forse. La sera, invece, spesso andavamo in radio e, mentre io mi dilettavo in qualche selezione musicale, Nunzio setacciava gli scaffali dei vinili come un cane da tartufo in cerca di canzoni che facessero al caso nostro.
A fine agosto, eravamo finalmente pronti:
Hit The Head Wall Wall compilation part 1 avrebbe visto la luce. Sì perché, cercando cercando, avevamo raccolto materiale per riempire almeno tre o quattro cassette. Il 6 settembre del 1994, come indicato sulla copertina dello stesso nastro, fu il giorno in cui Nunzio si chiuse in sala di registrazione (cioè la sua camera da letto, dove aveva lo stereo) e procedette all'incisione. La leggenda narra che, per fare un lavoro perfetto (e come, se no?) dei suoi, si fosse chiuso a chiave e non fosse uscito per tutto il giorno, neanche per mangiare. Alla sera, con le due prime (e uniche) copie editate, la mia e la sua cassetta, ci incontrammo in piazza per condividere il tesoro.
Valutando oggi quel lavoro, che ai tempi ci sembrava obiettivamente colossale, possiamo concludere che tre mesi di ricerche, valutazioni e selezioni produssero un (meraviglioso) minestrone di brani rock basato su un avanzato metodo bibliografico, riassumibile con la seguente formula:
chista mi piaci, l'haiu, c'ha mettu (gradisco la canzone, quindi dato che ho a disposizione il disco sorgente, la converto sul nastro, ndr). E quindi, per esempio, i
Rolling Stones o gli
AC-DC, mostri sacri del rock, magari finivano per ritrovarsi nella stessa compilation con i meno quotati
Ted Nugent o
Blue Öyster Cult. Oppure, nonostante avesse cantato fior fiore di capolavori con i
Led Zeppelin, di
Robert Plant eravamo riusciti a reperire solo un singolo da solista, carino ma certamente non indimenticabile. O ancora, se i brani selezionati per la compilation non riempivano l'intero spazio a disposizione sul nastro, si passava al metodo
ci ni mettu nautra (rimpinguo il contenuto con un'ulteriore opera di uno degli artisti presenti), in genere aggiungendo un altro pezzo tratto dallo stesso album da cui, per un determinato cantante o gruppo, erano stati selezionati gli altri due o tre già inseriti nella
compilation.
Fatta la cassetta,
era arrivato il momento di sperimentarne il suono. Ma dove? Come? E con chi?
Ci guardammo intorno. C'erano solo degli anziani seduti davanti al bar e un paio di bambini che giocavano in piazza. Di certo, nessuno di loro era utile alla nostra causa. Ad un certo punto, però, notammo Nino (il mio ormai ex-co-conduttore), che aveva parcheggiato la sua Fiat Uno. Nonostante qualche resistenza, riuscimmo a convincerlo a farci provare la
compilation nella sua autoradio. Nino ha sempre avuto un cuore d'oro. A noi si unì anche Salvatore, che era arrivato mentre eravamo intenti nell'opera di persuasione di Nino.
Quella del 6 settembre 1994 la ricordo ancora come una serata memorabile. La musica a palla sulla Fiat Uno, che più tamarri di così impossibile. Nino che - bastian contrario - si lamentava costantemente della musica, nonostante intimamente in realtà gli piacesse. Salvatore che apprezzava ma che, soffrendo il volume un po' troppo elevato, con voce stridula, ogni tanto urlava
maronnaaaa. Nunzio e io che ci ci esaltavamo a ogni nota, davvero soddisfatti del nostro lavoro.
Alla prima
Hit The Head sarebbero seguite, dopo ulteriori fatiche, altre due raccolte con lo stesso titolo (la terza la sottotitolammo addirittura
"Progressive Alteration", giusto per farla sembrare ancora più potente).
Era quello un tempo in cui tutti potevano
fare la radio e, con due vinili e una cassetta (e la Fiat Uno di Nino), era possibile creare colonne sonore indelebili.